Bilancio Dello Stato

(Proposta integrativa al programma economia a cura di Roberto Ionta)

Proposta da valutare insieme a tutti voi nonchè da sottoporre, eventualmente, ai cittadini mediante referendum solo consultivo (essendo quello abrogativo escluso dall'art. 74 della Costituzione sulla materia)


Linee guida

L'attuale situazione del debito pubblico italiano (che ha ormai superato i duemila miliardi di euro) e la grave crisi economica che attanaglia il nostro paese hanno sicuramente diverse origini. Ciò che ci sta spingendo in un baratro senza fondo (tenendo conto che gli sprechi della politica e le altre voci di spese e sperperi sono solo la punta dell'iceberg) sono gli attuali trattati internazionali europei ratificati dall'Italia e che dobbiamo purtroppo applicare.
Questi trattati -da Maastricht a Lisbona a quelli di Basilea 2 e 3 ecc.- ci contringono ad armonizzare la nostra politica economica a quella europea e a non comprometterne la stabilità finanziaria con manovre che vadano in contrasto con la stessa.
A questa politica economica e monetaria europea conviene che in Italia vi sia un carico fiscale altissimo e una grande disoccupazione perchè così facendo riesce a vendere i nostri titoli del debito pubblico (attraverso la raccolta proprio delle tasse) e a tenere bassa l'inflazione (diktat della BCE).
Siamo quindi mucche da mungere, solvibili e con bassa inflazione così da rendere appetibili i nostri titoli e farci fare bella figura con le agenzie di rating (S&P, Fitch, Moody's) che ci danno il voto come a scuola e che influenzano la nostra esistenza, essendo spesso la causa dei nostri dissesti finanziari.
Tale meccanismo innescato da questa europa della finanza (alte tasse e alta dicossupazione) si aggraverà sempre di più poichè tasse e disocupazione non favoriranno mai una ripresa economica (anche alla luce dei trattati di Basilea 2 e 3 che rendono e renderanno ancor più difficile l'accesso al credito) ma anzi terranno bassa la domanda e, pertanto, anche l'inflazione che inciderebbe negativamente sulla vendita dei titoli del debito pubblico.
Tale debito, nonostante tutte le tasse che vorranno ancora inventarsi, NON scenderà mai ma anzi crescerà sempre di più fino a quando saremo talmente indebitati da dover svendere le nostre aziende gioiello (tipo Enel, Fs ecc.) per quattro soldi proprio alla speculazione finanziaria europea (vedi anche Mes che ha capacità giuridica, insinsacabilità, inviolabilità di sede, documenti ecc.)
A maggio del 2012 è stata modificata la Costituzione agli artt. 81, 97, 117 e 119 per permettere di introdurre nel nostro paese la regola del pareggio di bilancio che limita ulteriormente la nostra sovranità (dopo aver perso quella fondamentale monetaria).
Tale regola ci stringe in una morsa non permettendo allo stato, regioni, provincie e comuni di poter impiegare risorse per beni o servizi pubblici proprio per il timore di sforare la suddetta regola.
Ma vi è di più! Per raggiungere tale bilancio in pareggio l'Italia sarà costretta anche a rientrare dall'attuale 120% del rapporto debito/Pil al 60 % come prevede il trattato di Maastricht constringendoci a trovare risorse importanti (da 40 a 60 miliradi di euro l'anno) che potrebbero essere invece utilizzate diversamente.
Anche il MES ci mette del suo costringendoci a impiegare ulteriori risorse per svariati miliardi l'anno.
Questi trattati, se una soluzione si vuole trovare alla crisi economica, debbono essere ripudiati attraverso l'art. 50 del trattato della Unione europea; a tale delega da dare al governo bisogna però che il Parlamento rimodifichi la Costituzione abrogando quelle modifiche sugli articoli sopra elencati per la regola del bilancio.

Scenari uscita dall'euro.

Questa uscita dalla eurozona comporterà anzitutto la riappropriazione della emissione di una nuova moneta nazionale da parte di una banca centrale italiana "solo pubblica" che, sicuramente, se al cambio iniziale sarà di 1/1 con l'euro sarà successivamente subito deprezzata (non più del 20-25% rispetto al'euro) favorendo quella competitività dei nostri prodotti e delle nostre piccole e medie imprese che oggi combattono contro tutti con una moneta troppo forte (l'euro appunto) con la riappropriazione proprio di quei mercati europei persi con l'euro (parliamo del 60% del mercato export italiano).
Non dovremo più acquistare moneta con emissione titoli pubblici.
Questa uscita comporterà anche la liquidazione e riappropriazione del capitale versato dall'Italia alla BCE e Mes.
Non dovremo più versare i soldi per il fiscal compact e per il mes.
Prima di tale uscita sarebbe opportuno, oltre alla nazionalizzazione della Banca d'Italia, un serio piano energetico nazionale di fonti alternative al petrolio e materie prime energetiche affinchè il saldo export-import, a seguito della svalutazione, non diventi molto negativo.
La gestione del passaggio è un punto fondamentale. Le banche commerciali dovranno mantenere in euro i conti correnti per evitare la corsa agli sportelli e convertire nella nuova moneta i mutui e i prestiti in generale.
Questa europa è forte proprio perchè vi sono paesi come l'Italia, l'Irlanda, la Spagna, la Grecia, il Portogallo ma se uscissimo dall'euro questo nuovo scenario farebbe sicuramente più paura alla Germania che all'Italia perchè anzitutto la banca tedesca che ha comprato titoli italiani si ritroverebbe in restituzione non più euro ma lire svalutate mentre noi andremmo a restituire e a dare interessi inferiori a quelli in euro ricevuti oltre a guadagnare competitività per i nostri prodotti soprattutto in germania.
A questo punto se l'Italia paventasse questa uscita sicuramente la germania cercherà di fare di tutto per evitarla sia per non far disgregare il mostro costruito (il nostro esempio potrebbe essere seguito anche da altri) e sia per non perdere soldi con titoli tossici e competitività in europa.
Potremmo negoziare il congelamento degli interessi o il congelamento del debito per x anni mettendo proprio sul piatto della bilancia l'uscita dall'euro.


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